Lou Andreas-Salomé
Una grande personalità
“Tutto osare… non avere bisogno di nulla”
Donna di grande coraggio e grande umiltà, disponibile ed aperta, ma libera da tutti e da tutto..
Alla continua ricerca di conoscenza, ma seguendo scelte personali e individuali…
Donna dalle grandi passioni, ma capace di controllarne le conseguenze, alla ricerca di spiegazioni ai suoi dilemmi esistenziali..
Sincera fino a disorientare l’ascoltatore, rispettosa di tutto ciò che è vita, di grande compassione per le pochezze umane.
E’ stata TROPPO GRANDE E TROPPO DIVERSA PER ESSERE AMATA E RICORDATA DALLA GENTE.
MOLTI UOMINI CHE L’HANNO AMATA NON SONO PIU’ RIUSCITI A VIVERE SENZA DI LEI.
E’ una personalità da conoscere. Io me ne sono anche innamorata.
Ora vorrei riportare alcune informazione che ho trovato nel libro di Peters che riguardano il rapporto di Lou con la cittadina di Gottingen e con la casa oggi trasformata in condominio al numero 101… Questo potrebbe aiutarci a capire la mancanza di popolarità, in quel di Gottingen, per questa grande donna, dopo meno di 100 anni dalla sua morte.
Era il 1903 Andreas, il marito di Lou, aveva finalmente ottenuto la cattedra di lingue orientali all’università di Gottingen, e si rendeva quindi necessario lasciare l’appartamento di Berlino. … dopo aver vissuto per quindici anni in un appartamento in affitto, potevano finalmente avere una casa propria. Ne scelsero una ai margini della città, una costruzione alta, audacemente appollaiata sul ripido pendio dell’Hainberg, con una splendida vista sull cittadina sottostante e sull’ampia vallata, con una catena di colline all’orizzonte. Lou si sistemò al piano superiore, dove aveva una camera da letto e uno studio che si aprivano su un grande balcone, che doveva diventare il suo angolo preferito nella vecchiaia. Suo marito e la governante abitavano al piano di sotto. La casa venne chiamata Loufried, come la casetta di contadini a Wolfratshausen, dove Lou aveva vissuto per un alcuni giorni con Rilke.
Vi metto un video con foto di Rilke e recitazione di sue poesie
Rilke fu il primo al quale Lou comunicò la sua gioia per la nuova casa: – Dalla Loufried di Wolfratshausen, passo per passo sono arrivata fino a questa; ogni anno doveva venire aggiunto qualcosa, cominciando forse dalle stanze più indispensabili per passare poi a quelle di rappresentanza che stavano sospese nell’aria, per arrivare infine, da ultimo, alle fondamenta. Buttando all’aria tutte le buone regole dell’edilizia. Ed ora eccola qui, aperta su un ampio paesaggio di boschi e sulla distesa delle colline, dietro alle quali, da qualche parte, cominciano le montagne dell’Hars. Ai nostri piedi nel cuore della valle, la città. E intorno a noi un giardino pieno di vecchi alberi, un frutteto, persino un orto. E non manca neppure il pollaio! Ora sono diventata una contadina e mio marito è un professore. –
L’arrivo a Gottingen di questa strana coppia, nell’autunno del 1903, fece sensazione negli ambienti accademici della piccola città universitaria. Lou era assai più conosciuta di suo marito. La sua amicizia con Nietzsche ne faceva una persona da guardarsi con rispetto misto a curiosità e timore… Con loro disappunto trovarono Lou più timida che provocante e per nulla disposta a partecipare alla vita sociale della città. Anche Andreas teneva a mettere una certa distanza fra sè e i colleghi….. Ci si domandava anche perchè Lou si mettesse tanto spesso in viaggio da sola… e la si vedesse in compagnia di altri uomini….
Per quanto molti provassero, era impossibile tentare di penetrare nella sfera privata di Lou; dopo qualche anno i buoni abitanti di Gottingen abbandonarono ogni speranza e li lasciarono in pace. … Lou e Andreas sapevano che il loro modo di vivere non avrebbe mai potuto integrarsi in un qualsiasi contesto sociale e, dal momento che entrambi erano dei solitari per vocazione, non provarono mai il desiderio di mutare la propria vita e adattarla agli schemi sociali di Gottingen.
Nel 1911 Lou tornò a Gottingen dopo i mesi di attività a Konigsberg con un sentimento di profonda soddisfazione.
… Per una psicoterapeuta della scuola di Freud, Gottingen non rappresentava certo l’ambiente adatto. Malgrado l’università, regnavano fra gli abitanti i pregiudizi tipici di una cittadina di provincia. .. Con la sua attività psicoanalitica Lou non fece che alimentare pettegolezzi e maldicenze. Tuttavia molte erano le persone che andavano da lei, inviate anche da Freud. Lou trattava tutti i disturbi psichici, dalle forme leggere di isteria fino alle nevrosi più gravi. Seduta nella sua poltrona essa ascoltava le storie che i suoi pazienti le raccontavano, pronta a cogliere l’elemento rivelatore, la frase, la parola che le avrebbero fornito la chiave del problema.
Nel 193o Andreas, che era ancora un temperamento arzillo, improvvisamente morì e Lou restò sola nella sua casa sull’Hainberg. Non del tutto sola però perchè Mariechen e suo marito vivevano in casa e si prendevano cura di lei. Stava prendendo potere il nazismo, Freud era ebreo, lei era chiamata l’ebrea finlandese e per questo diffamata e bandita. Lou era già anziana, era malata di diabete e aveva dovuto subire, a causa di un cancro, l’asportazione di una mammella; il pensiero di essere compassionata le era insopportabile, fintanto che era in grado di lavorare non c’era alcun motivo di lamentarsi del naturale decadimento del corpo. Era affezionata alla sua casa e al suo giardino, al paesaggio che aveva intorno, così restò in Germania, attenta e vigilante e attese. Aveva ancora alcuni pazienti, riceveva amici e teneva una vastissima corrispondenza. Persone sconosciute che avevano letto i suoi libri si rivolgevano a lei chiedendole consigli e aiuto.
La figlia di un famoso professore di Gottingen racconta che, quando seppe che Lou era l’autrice di “Ruth”, aveva provato un appassionato desiderio di conoscerla. Si era diretta segretamente verso la casa di Lou, perchè mai si sarebbe fidata di dire alla sua famiglia che voleva andare a fare visita alla “strega di Hainberg“. La bontà e la cordialità con cui Lou l’accolse la fecero sentire umiliata e confusa e ancora dopo venticinque anni c’è nella sua voce stupore e ammirazione, quando ricorda la schiettezza con cui Lou rispose a tutte le domande, anche le più intime.
Lou Salomé morì nel sonno, la sera del 5 febbraio 1937. Soltanto gli amici Konig e Pfeiffer la seguirono nel suo ultimo viaggio da Gottingen al crematorio di Hannover. Aveva chiesto che le sue ceneri fosero disperse nel su giardino, ma questo suo desiderio non doveva esser appagato. In Germania vige una legge che proibisce la dispersione delle ceneri umane. Le sue ceneri vennero raccolte in un’urna e seppellite nella tomba di suo marito, nel cimitero comunale di Gottingen. Nessuna lapide segna quel luogo. Lou restava legata a marito Andreas anche nella morte.
Mar 26, 2011 @ 21:39:55
sì.. Lou ha affascinato anche me al punto di scrivere qualche anno fa un articolo su di Lei. ( LOU ANDREAS SALOMè- Le regole ai margini).
Bellissimi i diari dei suoi viaggi in Russia con Rilke..
Bellissima Lei con Freud e lo studio sull’analisi.
Trasgressiva negli amori… ma sempre se stessa.. fino in fondo!!!! l’ho amata molto…
Mar 26, 2011 @ 23:44:54
Ciao Carla, che piacere sentire che anche tu hai amato questa grande personalità, questa forza della natura!! Irraggiungibile, ma nonostante le sue doti, il suo coraggio, la sua tenacia, ha dovuto anche lei sottostare alle sue schiavitù. Sai mi incantava saperla bellissima di corpo e di testa tanto da poter avere vicino tutti i migliori uomini, ma poi quale condanna ha dovuto subire e quale capacità di rinunciare, di affrontare insidie, solitudine… Beh, tanto ha ottenuto, ma non quanto avrebbe meritato…aveva scelto proprio una strada difficile, accidenti!!! 😉
Se ripassi, io sto qui.
Mar 26, 2011 @ 23:53:01
Se vuoi farmi leggere il tuo articolo, mi farebbe piacere.
Apr 28, 2011 @ 12:53:39
Ciao Alice.
Ho letto anch’io il libro di Peters e sono rimasto affascinato dalla figura e dal pensiero della Salomè, una donna che per temperamento e genio accosterei ad un’altra grande… Eloisa, la donna di Abelardo: che però, secondo me sarebbe stata grande “a prescindere” (vedi infatti le loro “Lettere”).
Tornando a Lou, chissà, come dice anche il Peters, che cosa avrebbe prodotto il legame tra lei e Nietzche, se appunto lei avesse accettato la domanda di matrimonio dell’A. dello “Zarathustra”…
Ma ovviamente, Lou era troppo indipendente per legarsi ad un uomo in modo così tradizionale.
C’è però una cosa che leggendo il libro mi ha un po’ turbato: mi riferisco all’atteggiamento in effetti freddo da lei assunto nell’occasione del suicidio di qualcuno dei suoi spasimanti.
Naturalmente il discorso è complesso e se sarà possibile e se la cosa dovesse interessarti, potremmo continuarlo.
Per il momento grazie per aver ricordato in modo molto chiaro una figura-chiave del mondo oltre che psicoanalitico, anche filosofico: il libro infattti di Lou (che ho iniziato a leggere in questi giorni) “Vita di Nietzche” fa capire tante cose oltre che del pensiero, anche della personalità del filosofo in questione.
Ciao.
Mag 01, 2011 @ 02:41:09
Ciao Riccardo, grazie di avermi lasciato il tuo gradito intervento. Io non conosco Eloisa, ma mi propongo di leggere le lettere di cui mi hai scritto, appena possibile!!
Io non sono un’esperta, leggo e mi appassiono, cerco di capire, ma non ho la tua preparazione “filosofica”… quindi alle riflessioni che tu mi poni io rispondo con quel che il mio modo di vedere le cose del mondo mi suggerisce…
Comunque ritengo stimolante confrontarsi e approfondire.
“…che cosa avrebbe prodotto il legame tra lei e Nietzsche, se appunto lei avesse accettato la domanda di matrimonio dell’A. dello “Zarathustra”…
Dall’idea che io mi sono fatta del legame tra Nietzsche e Lou, fuori dal matrimonio, entrambi si sono dati molto, si capivano, si chiarivano, si stimolavano… la loro è stata un’unione, un’amicizia CREATIVA. L’amore non completamente ricambiato è sicuramente doloroso, ma da quello che ho letto, è proprio stata la straziante separazione da Lou che ha ispirato a Nietzsche la grande opera”Così parlò Zarathustra” (letta da me molto tempo fa…).
Per l’atteggiamento di Lou di fronte al suicidio del filosofo Paul Rée con cui visse anni di intensa solidarietà non so cosa dire, io, da quello che mi ero rappresentata, quando Lou ha saputo dell’ “incidente” accorso a Paul, ha capito che non si trattava di un incidente ma di una volontaria conclusione ad una vita non più accettabile proprio per la mancanza di comunione con lei. Lei ha sofferto molto per questo e ha dovuto trovare in sè l’energia per reagire e continuare il suo percorso. Certo che la presenza, l’incontro con Lou, sembra avere portato disperazione e follia ai suoi innamorati non ricambiati, ma questo non dipendeva dalla sua volontà, o no? Il suo fascino, che derivava proprio anche dalla sua personalità forte e libera ha costretto anche lei a sposare suo marito per evitargli il suicidio. Insomma ha subito anche lei la violenza, la pressione, il ricatto del suicidio dei suoi innamorati… non poteva sposare tutti, nè sposarne uno sacrificando completamente la sua scelta di vita…
Onorata del tuo incontro, a risentici. CIAOOOO
Mag 01, 2011 @ 00:26:58
noi abbiamo messo in scena uno spettacolo teatrale ispirato a “Figure di donne” di Lou Salomè
se volete vederlo, se siete di Milano, se siete liberi a metà maggio …
“ANIME SELVATICHE”
http://www.facebook.com/event.php?eid=192381547473500
se fate girare l’info ve ne sarei grata (sosteniamo il teatro amatoriale!!)
Mag 01, 2011 @ 14:39:55
Bravissima, non sono di Milano ma, se riesco a organizzarmi, vengoooooo al tuo teatro studio FRIGIA CINQUE via Frigia 5 Milano
http://www.quintedicarta.it
Ho letto la tua pagina e mi hai entusiasmato: Lou che entra nei racconti di Ibsen e ci dà “cibo” per capirci e vivere in modo più consapevole.
E poi… tutti a leggere il libro di Lou Andreas-Salomé che era in lista in gran compagnia
“Figure di donne. Le figure femminili nei sei drammi familiari di Ibsen”
Mag 01, 2011 @ 16:25:10
Condivido senz’altro la tua risposta, Maria (Maria, giusto?).
Ci sono donne che in un certo senso, appartengono solo a sè stesse e che incontrano uomini geniali ma che forse, su sè stessi hanno ancora molto da… imparare!
Condivido anche la tua analisi sul rapporto tra Nietzsche e Lou e la creazione dello “Zarathustra.”
Quuanto alla mia preparazione “filosofica”, umh, non so quanto valga!
In ogni caso, è stato un piacere conoscerti e se vorrai, mi farebbe piacere continuare a dialogare con te, magari anche sul mio blog (io tratto anche argomenti “banalotti” come lo sport, il cinema ecc.).
A presto e buon primo maggio.
Mag 02, 2011 @ 15:41:45
… ogni argomento può essere “trattato” in modo banale… le banalità possono rivelarsi interessanti… La semplicità e la chiarezza sono spesso più ardui della complessità… eh eh.
So che sei d’accordo… e, verrò sicuramente a trovarti.
Ciao!
Mag 11, 2011 @ 22:07:58
@Ornella … prenotato per vedere il tuo spettacolo!!!
A sabato 14 allora, ci si vedeeeeee. Ciao!
Mag 15, 2011 @ 02:54:21
Cara Maria,
che bellissima sorpresa trovarti per davvero al nostro spettacolo!
Da Morbegno a Milano per venirci a vedere …. portando marito, figlio e relativa fidanzata …. grazie per la fiducia …. e la curiosità!
Teniamoci in contatto ora che ci siamo conosciute: anche se abbiamo avuto modo di fare due chiacchiere, non sono riuscita a dedicarti più tempo per conoscerci meglio.
Lo faremo qui e poi … chissà (visto che hai il figlio a Milano).
Un abbraccio,
Ornella
p.s. – se ti va, metti un tuo commento allo spettacolo nei post di
http://www.facebook.com/event.php?eid=192381547473500
Mag 18, 2011 @ 22:57:52
Ornella, è stato bellissimo anche per me incontrarti e vederti recitare con la tua compagnia.
Il ritrovarsi poi sul terrazzo milanese con un bicchiere di vino a scambiarsi un parere e un saluto… carinissimo!!!
Se hai pazienza, quando trovo un momento di lucidità e… ispirazione, scrivo qualcosa sullo spettacolo.
Intanto, felice notte.
Mag 20, 2011 @ 19:37:25
Ornella, io il commento te lo metto qui, sai che non sono iscritta a facebook, poi tu lo puoi copiare e postare dove vuoi, può andare?
Premetto che il mio sarà un commento, una riflessione da semplice spettatrice amatoriale, senza competenze né teatrali, né letterarie.
Il motore della scelta di fruire di questo spettacolo è stata l’ispirazione del testo, cioè la scrittrice Lou Andreas Salomè che da poco ho scoperto ed è diventata per me una figura speciale come donna e come pensatrice.
E veniamo al teatro, interessante e curiosa la piccola ambientazione che ben richiamava la soffitta dove le cinque donne o anime selvatiche si tormentavano stuzzicate dalla presenza dell’anitra selvatica.
L’attrice che interpretava l’anitra mi dava disagio, non avevo ben capito il suo ruolo, ma mi inquietava, non so se fosse questo l’intento della regista, ma il suo effetto è stato di vero fastidio, a volte anche di disgusto.
Le cinque donne, così uguali come età, abito, forte trucco, si dividono la scena a colpi di provocazioni, condanne, rimorsi, conflitti, amori, dolori, rinunce… Ognuna di loro è però anche tanto diversa nel porsi e nel gestire il proprio mondo vissuto e desiderato, chi con dolcezza, chi con irruenza, con aristocratica pretesa o segreta passione, ma sempre un mondo al femminile. Un mondo complesso intriso di amori e desideri vissuti e rinunciati, un mondo di fragili tesori, magari troppo vani e troppo dipendenti da tempi e spazi…
No, dico io come donna, e non so se era l’obiettivo dello spettacolo: io dico che questo modo di vivere il femminile è eccessivamente triste, cerchiamoci dei valori più forti e più duraturi se vogliamo evitare di diventare anime schiave di una soffitta di maleodoranti ricordi.
Cara Ornella, questo è un po’ quello che mi sento dopo la visione del vostro attento e appassionato recitare. Complimenti ancora per il buon lavoro di tutte.
Mag 23, 2011 @ 16:38:59
Carissima Maria sono Rosi, l’attrice che ha interpretato il ruolo dell’anima selvatica. Ho letto con interesse e curiosità il tuo commento sullo spettacolo e non nego che il tuo parere sull’anitra mi ha molto incuriosito. Mi piacerebbe comprendere meglio il tuo pensiero, non sei stata l’unica ad aver espresso fastidio per la presenza dell’anitra, anche un’altra spettatrice ha utilizzato il tuo stesso termine, purtroppo con lei non mi è stato possibile parlare pertanto utilizzo questo preziosisismo canale per chiedere a te. La costruzione del personaggio, all’interno del percorso creativo che utilizziamo nel nostro gruppo, è frutto di ricerca anche interiore, l’anitra che porto in scena vive in stretta relazione con le donne della soffitta ed è in continuo ascolto emotivo. L’obiettivo non è quello di essere una presenza inquietante pertanto comprendere meglio mi potrebbe aiutare a capire e a procedere nel mio lavoro di ricerca. Sperando di non essere stata troppo invadente di ringrazio molto e ti saluto
Rosi
Mag 27, 2011 @ 16:07:30
Eccomi Rosi.
Nella vostra interessante interpretazione “Anime selvatiche” le donne sono tristissime figure, malinconiche, nostalgiche, arrabbiate, sconsolate e deluse… perché?
Avevano dimenticato la loro anima “selvatica” che incarna la libertà e l’amore ?
No, nella vostra rappresentazione l’anima selvatica non è l’amore e la libertà consapevole, ma solo L’ISTINTO IRRAZIONALE E PRIMITIVO, non fa parte della libertà di una persona, per conto mio, ed è perciò che può essere vista in modo fastidioso. L’istinto non è razionale, non è superiore ai bisogni primari, con l’istinto si giustificano brutture e sopraffazioni… L’istinto guida e nutre la vita, ma la vita che uccide e distrugge altra vita, quindi è sopravvivere non è vivere.
Per me vivere è un giusto equilibrio fra l’anima selvatica e la costrizione dell’educazione.
E’ NECESSARIO TROVARE UNA MEDIAZIONE FRA QUESTI DUE POLI SE SI VUOLE ESSERE FELICI SENZA RENDERE INFELICI GLI ALTRI.
E come si potrebbe essere felici se rendiamo altri infelici???? Solo chi non ha razionalità lo può essere.
Sono stata un po’ più chiara?
Ti ringrazio del tuo intervento, scusa la mia lentezza, ma devo dividere tempo e pensieri come tutti!!
Spero di risentirti ancora. Il teatro è bellissimo!!!!
Mag 29, 2011 @ 21:30:02
Buonasera Maria,
sono Gloria, insieme ad Alessandro mi sono occupata della regia dello spettacolo ANIME SELVATICHE. Sono assolutamente d’accordo con Lei quando dice “è necessario trovare una mediazione fra questi due poli …” ma qui non si parla di mero istinto ma di “vera natura”, ben più complessa dell’istinto primordiale. Se non si ha la capacità di trovarla, di accoglierla cioè di accettarla e comprenderla, il confronto con gli altri ne risulterà sterile pertanto sarà difficile compiere quel salto di maturità e indipendenza che la dialettica fra noi e il mondo ci offre.
L’anitra selvatica è inaddomesticabile e questo può far apparire contradditoria la possibilità di un mutamento ma si tratta di sottolinearne l’aspetto più puro, in Norvegia è considerata “nobile”. L’autenticità e il valore intrinseco che a volte noi stessi ci nascondiamo, non possono essere sopraffatti da condizioni esterne, spesso corrotte e inutili.
Le figure femminili rappresentate non sono donne “malinconiche, nostalgiche, arrabbiate, sconsolate e deluse” ma esseri umani con le loro difficoltà ma anche con una grande possibilità di riscatto. Sta a loro scegliere. E’ una scelta importante e determinante nella loro vita:
Hedda non riesce a far emergere la sua anitra selvatica, troppo vile per sbarazzarsi dal condizionamento esterno, per fare i conti con se stessa.
L’anitra di Rebekka è sempre ben presente ma non riesce a compiere proprio quel passaggio, quel salto che il confronto con l’altro le offre.
Irene trova una seconda occasione ma sa che ciò che si è perso, non tornerà mai più (questo personaggio non è trattato dalla Salomè).
Nora, pronta ad un sacrificio estremo per elevarsi al suo uomo fino a quando ne scopre la meschinità, fa emergere finalmente la sua meravigliosa natura e ci lascia, ancora alla scoperta di se stessa.
E’ Ellida, sempre immersa nel profondo marino che scava attentamente nell’intimo e opera proprio quel passaggio che la porta a compiere una scelta libera, indipendente e responsabile.
Accogliere la propria vera natura, accettarne i limiti e rispettarla. Solo ciò che si riesce a fare su sé stessi si può offrire agli altri. E’ con uno sguardo all’infinito, una finestra aperta sul mondo che si conclude lo spettacolo, a ciascuno la responsabilità della proprie scelte.
In un mondo dove l’indipendenza del fare sostituisce quella dell’essere ci è sembrato un tema di grande attualità.
I maleodoranti ricordi o la maleodorante soffitta può diventare in verità ricca di profumi, di opportunità e di atmosfere, come accade in Ellida.
Lo spettatore filtra attraverso la propria anima e i propri occhi ciò che vede o ascolta. Le reazioni sono infinite e diverse fra loro.
La Salomè saprà sicuramente illuminare meglio il nostro pensiero di questa sintesi modesta e semplificata nei contenuti.
Questa è la chiave di lettura che NOI abbiamo dato ai testi letti sulle donne di Ibsen. L’analisi della Salomè ci è apparsa profonda, vitale e poetica, ben diversa da quella degli psicanalisti (almeno quelli che noi abbiamo letto) della prima metà degli anni ’50.
Mi perdonerà l’incompletezza e le imperfezioni ma io qui mi sono cimentata nel ruolo di regista, non di filosofo, analista o scrittore.
Cordialità, Gloria
Mag 31, 2011 @ 23:57:43
Ciao Gloria, sono onorata di aver potuto avere uno scambio con gli artefici di un lavoro che ha unito letteratura, riflessione, approfondimento… alla ricerca creativa di una attenta comunicazione.
Condivido pienamente questa motivazione.
In un mondo dove l’indipendenza del fare sostituisce quella dell’essere ci è sembrato un tema di grande attualità.
Tu dici:
Lo spettatore filtra attraverso la propria anima e i propri occhi ciò che vede o ascolta. Le reazioni sono infinite e diverse fra loro.
e giustamente, la mia è una delle tante reazioni diverse e che continuerà anche a modificarsi grazie a tutti gli apporti che si aggiungono a chiarimento dei molteplici messaggi del vostro spettacolo.
Sono innamorata della Salomé, ma purtroppo non la conosco ancora molto e non vedo l’ora di leggere il suo libro “Figure di donne” che ha ispirato il vostro teatro e mi aiuterà a comprendere l'”anitra selvatica” che c’è in ognuno di noi, che tu già in parte mi hai illustrato.
Ti ringrazio molto per l’intervento e mi complimento di nuovo per il lavoro che fate.
Maria
ps ps… fai un salutone anche a Rosi e Ornella
Giu 06, 2011 @ 18:47:21
ciao Maria
grazie per il tuo contributo
quando qualcosa fa’ riflettere e discutere significa che ha raggiunto lo scopo di creare comunicazione
a noi serve sicuramente sapere quali effetti ed emozioni sortiscono dal nostro lavoro
ti abbraccio e …
ti invito questa volta ad un’altra cosa che potrebbe interessarti perchè è uno spettacolo in un bellissimo parco … Alice nel paese delle meraviglie … ops, Alice in Trotterland … 14 giugno ore 19 al parco Trotter (Milano)
http://www.facebook.com/reqs.php#!/event.php?eid=107814289305113
è una cosa molto bella
Giu 07, 2011 @ 17:51:07
Acc, ancora nulla per il tuo Trotter. Però qualcosa mi sto concedendo: mi sto organizzando per capire meglio le figure di donne, l’anitra selvatica, Ibsen… insomma quello che il vostro teatro voleva comunicare.

Ho letto “Casa di bambola”, partirò con “Spettri” e”L’anitra selvatica” ho richiesto “Figure di Donne”…
Che dici?
Ciao Ornella, sono venuta a trovarti con un “pass” dei figli, bello il video del teatro che hai messo.
Giu 20, 2011 @ 12:34:40
FANTASTICO …!!
non dimenticare “Quando noi morti ci destiamo” …
(sei un’intellettuale seria… ti apprezzo molto)
non mi è chiara l’ultima parte del messaggio
sei venuta al parco Trotter?
di quale video parli?
scusa il ritardo nel risponderti ma negli ultimi tempi sono stata presa da altre cose urgenti e non mi sono collegata molto con la rete
a presto e un abbraccio a tutti voi
Giu 21, 2011 @ 00:06:21
Eih eih, che dici? intellettuale? e seria pure??? mhhhh, comunque son felice che mi apprezzi!!!
Sai, proprio oggi ho ordinato “I drammi” di Ibsen, con “Quando noi morti ci destiamo”. Sto leggendo “Figure di donne” della Salomè, di cui m’è piaciuta molto la fiaba iniziale dell’anitra selvatica… Sono però molto stanca, questo ultimo periodo di scuola mi ha richiesto un po’ troppo!!! Ma leggere è ancora capace di ridarmi almeno un po’ pace, se non la carica come sa fare in momenti migliori.
( per chiarire: nulla per il Trotter, con la pass(word) dei figli sono venuta a trovarti su Facebook e lì ho visto il filmato del vostro teatro. OK???)
Bacio da noi!!!
Lug 28, 2011 @ 15:55:09
@ Ornella (e compagnia teatrale )
Ho letto, riflettuto e scritto ben tre post… serve anche a me per fissare le cose che mi piacciono.
Se vi interessa dare un’occhiata vi metto il link dell’ultimo che è quello che vi chiama maggiormente in causa.
– “Anime selvatiche”
Nell’occasione vi mando un abbraccio.